L’importanza dell’allenamento fisico e tecnico riveste una importanza starordinaria e fondamentale per il conseguimento di risultati, siano essi agonistici o finalizzati alla conoscenza di una materia sportiva.
Negli Sport da Combattimento il duro lavoro di preparazione, allena ed abitua alle condizioni mentali e fisiche che si troveranno sul ring, nell’ottagono o sul tatami, ricreando nella maniera più vicina possibile quanto si affronterà nella “realtà” del match.
Nel Jiu Jitsu/Grappling allenarsi significa provare e riprovare, acquisendo naturalezza e proprietà dei movimenti, che dovranno diventare quindi “automatismi”.
Anni fa una cintura nera di Jiu Jitsu mi raccontava che non esistono particolari “ricette” per battere un avversario, se non quella di allenarsi più di lui. Lo stesso Ronaldo Jacare Souza, uno dei migliori lottatori di questi ultimi anni, in una intervista si esprimeva così, alla domanda circa il segreto del suo successo: “Io faccio triangolo, leva al braccio, passo la guardia. Faccio le cose che fanno tutti, non esistono misteri…però mi alleno tre volte al giorno”.
Jacare peccava di modestia, ma in questa sua affermazione evidenziava quello che, secondo lui, è lo strumento indispensabile per raggiungere il successo: impegnarsi nell’allenamento.
Allenarsi bene non significa necessariamente sfibrarsi, ma praticare con profitto e migliorare.
Personalmente credo che un allenamento di qualità possa trasformare un buon atleta in un ottimo atleta e, al contrario, la carenza di esso, trasformerà un ottimo atleta in un buon atleta.
Allenarsi bene e con costanza assicurerà longevità agonistica ed atletica (se si ha la fortuna di star lontani da gravi infortuni) e, nel tempo e progressivamente, cambierà la “cilindrata” fisica del praticante. Il talentuoso pigro vincerà forse le prime gare, ma non appena il livello dei suoi avversari migliorerà, se non adeguerà il proprio condizionamento, quasi inevitabilmente finirà per perdere.
Questo scritto si rivolge all’agonista, a colui che intenda competere con continuità. Chi si alleni, le canoniche 2-3 volte a settimana, per volere, per piacere o per necessità,  avrà peraltro lo stesso diritto di partecipare ad un campionato, così come avrà identico diritto di allenarsi per imparare.
Per chi compete, la sicurezza di essersi preparati con dovizia e meticolosità si ha, come sempre, nei minuti che precedono l’inizio della competizione. In quei momenti di solitudine la mente ci dice la verità, mettendo in luce ciò che non si è fatto, ingigantendo debolezze ed incertezze ed è essa stessa a smascherare giorni o settimane di alibi e facili “scorciatoie”.
Per chi voglia ottenere dei risultati, misurandosi nelle competizioni, l’allenamento dovrà rappresentare una religione, pur con le dovute pause e distrazioni…ma solo quando la Messa sarà finita.

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