Questa è una delle domande più frequenti a cui si deve rispondere, alla richiesta di informazioni di chi viene in Accademia.
Viene fatta anche da chi intenda svolgere una attività amatoriale.
Denota una certa ignoranza generale. Qualsiasi attività a contatto pieno, viene impostata secondo quelle che sono le inclinazioni e le aspirazioni individuali del praticante.
Chiedere se ci si possa far male, significa ritenere che si stia entrando in un ambiente nel quale ciascuno sia mandato allo sbaraglio. E questa è ignoranza.
La possibilità di farsi male è legata a qualsiasi attività che comporti movimento. Può accadere, ma, di certo, non si corrono più rischi che non giocare a calcio, a basket o rugby.
Un qualsiasi infortunio guarisce, se poi intendiamo vivere una vita seduti davanti ad un computer o ad una playstation, forse ridurremo di gran lunga la possibilità di “acciaccarsi”, ma la nostra salute ne risentirà molto di più che non avere una distorsione.
Resta poi la possibilità, molto maggiore, di cadere in bicicletta, di prendere una “storta” su un marciapiede o di scottarsi ai fornelli.
Ma nessuno ritiene queste attività “a rischio”.
Fare un allenamento di un qualsiasi sport da combattimento, in maniera amatoriale, non espone a rischi superiori ad andare in scooter o giocare una partitella tra amici, una volta a settimana.
Esiste una diffusa ignoranza sportiva, che non considera il benessere che queste attività possano regalare all’organismo. Si potenzia la muscolatura, si acquista resistenza, elasticità e si trascorre il proprio tempo con altre persone, migliorando la capacità di socializzare e di acquisire sicurezza in se stessi e nelle proprie possibilità.
Fare sport fa bene. Se si vuole azzerare quella minima possibilità di “farsi male”, la soluzione è giacere su un divano, dopo aver trascorso la giornata seduti al pc del lavoro o tra i banchi di scuola.
Se quella lontanissima possibilità dovesse verificarsi, ci si cura e si torna ad allenarsi perché, come nella vita, non è la minima avversità che dovrebbe fermarci.
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