Probabilmente non è stato il miglior pugile di sempre e nemmeno il miglior peso massimo. E’ stato un pugile e non un combattente di MMA, Muay Thai o K1, eppure nessuno come Mike Tyson ha incarnato l’icona del fighter, indipendentemente da sport e regole.
L’ascesa di Tyson è stata rapidissima e, a 20 anni, è diventato il più giovane Campione del Mondo dei Pesi Massimi della storia.
Fino alla sconfitta con Buster Douglas, nel 1990, Tyson è apparso invincibile ed inavvicinabile da chiunque, sebbene sia vissuto in un periodo storico meno ricco di talenti, rispetto ad una decina di anni prima.
La carriera di Tyson ai massimi livelli si è, di fatto, chiusa con la sconfitta per mano di Douglas, in circostanze ancora poco chiare e poco chiarite.
Poi il carcere, il rientro, qualche sprazzo di talento, qualche vittoria prestigio, ma anche il triste declino e le sconfitte con avversari che a 20 anni avrebbe sconfitto in meno di una ripresa.
Figlio di Marte e di un Dio minore, Mike Tyson ha vissuto la gloria e la polvere, attraverso una parabola comune a molti pugili.
Ma resta e resterà sempre l’immagine del combattente in cui chiunque avrebbe voluto e vorrebbe incarnarsi.
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