Osservando quanto succede nel panorama degli Sport da Combattimento, appare evidente come, progressivamente, la specializzazione eccessiva ed esasperata stia cedendo il posto ad un lento ma progressivo processo di completamento tecnico e stilistico, che coinvolge più discipline.
Chi solo 10 anni fa praticava Karate o Judo, molto più difficilmente si sarebbe sognato di esplorare altri orizzonti. Questo accade invece oggi, anche sull’onda delle MMA, che hanno reso esplicito il concetto secondo cui è indispensabile sapersi misurare su più distanze, lottando e colpendo, per poter essere competitivi.
Oggi chi pratica Jiu Jitsu spesso si cimenta nel Grappling, che ha un regolamento che si differenzia notevolmente dal Jiu Jitsu stesso. Non è raro trovare poi atleti che si perfezionino nel Judo, piuttosto che nella Lotta Olimpica (l’assenza di un adeguato numero di praticanti nel Sambo, rende questo percorso bloccato, pur essendo molti i curiosi interessati alla disciplina).
Più di un praticanti di Muay Thai o K1, anche solo per diletto, aggiunge qualche allenamento con le prese, quando non si indirizza decisamente verso le MMA.
Credo che nei prossimi anni la “globalizzazione” marziale sarà ancora più marcata e non sarà difficile trovare lottatori che si cimenteranno in competizioni con i colpi e viceversa, pur mantenendo stretto il legame con la disciplina “di origine”.
Questo, ovviamente, soprattutto nelle discipline non olimpiche, che sono peraltro anche tra le più frequentate nell’ambito degli Sport da Combattimento ed Arti Marziali.
Il mio suggerimento e l’obiettivo della nostra Accademia, è quello di formare atleti che siano completi, prescindendo dai regolamenti, pur considerando come primarie le preferenze individuali di ciascuno.
Oggi un lottatore di Jiu Jitsu, pur di alto livello, dovrà saper portare al suolo con efficacia e, se vorrà fare MMA, dovrà avere anche uno striking almeno sufficiente. Idem per un Thai Boxer. Dovrà avere buoni pugni e, per le MMA, dovrà conoscere la fase di clinch e di combattimento al suolo.
Il nostro Jiu Jitsu, che ha dato magnifici risultati, pur in un brevissimo lasso di tempo, viene studiato con cura anche nella parte in piedi, incorporando tecniche di proiezione e finalizzazioni proprie di altri stili, pur rimanendo nell’ambito regolamentare della disciplina. Quando necessario, ci si toglie il GI e si pratica estensivamente sia la parte in piedi che quella a terra, con proiezioni, atterramenti e leglocks.