La vittoria e la sconfitta si intersecano magicamente nella crescita mentale e nella maturità di un atleta. Sia nella vittoria che nella sconfitta si inasprisce quell’indole e quel carattere che, spesso, la sola pratica in palestra nasconde o mistifica.
La vittoria e la sconfitta hanno a che fare con la testa. Il debole si cullerà nella vittoria, sentirà il suo ego impennarsi, perdendo di vista la misura della stessa ed il fatto che, un risultato vincente, per essere ribadito, richiede il doppio del sacrificio e della dedizione.
Si può vincere, ma è ben più difficile ripetersi.
Il perfezionista, ma anche l’atleta dotato di misura ed umiltà, saprà cogliere, anche nella vittoria, motivi per migliorarsi, avendo compreso, pur nella pienezza del risultato, quanto sia necessario lavorare ed impegnarsi per ribadirsi e migliorare ancora.
La sconfitta, inevitabilmente ancor più della vittoria, mette a nudo la psicologia dell’atleta. Essere battuti apre un orizzonte infinito di dubbi ed incertezze, su tutto e su tutti, ma raramente in maniera obiettiva ed asettica, perché avere un alibi inconscio è sempre la soluzione più comoda e facile.
L’atleta di carattere trae amaro nutrimento dalla sconfitta, ma è in grado di partire o ripartire da essa. Se la testa è forte, non ci sarà sconfitta che potrà scalfire l’animo di un combattente valoroso.
Ma ci sarà anche colui che, vissuta una dura sconfitta, non saprà più tornare allo splendore di prima, anche qualora la sconfitta fosse maturata per sfortuna o casualità.
Tra i migliori che ho visto e conosciuto vi sono stati coloro che hanno saputo trovare più energia e vigore a seguito di un cattivo risultato, al contrario di altri, che si sono persi tra dubbi ed incertezze. Ma anche chi ha assaporato la vittoria, nelle espressioni più alte, spesso ingannato da una falsa idea di forza e bravura, che in realtà celano presunzione e smisurata autostima si è poi perso nel confronto con chi non si è mai fermato, condotto e guidato da quella “fame” di conoscenza e miglioramento che raramente conosce ostacoli.
Vincere e perdere fanno parte della competizione ed è importante convivere con entrambe le situazioni con serenità e consapevolezza, con gioia e rammarico, ma senza esagerati trionfalismi o eccessiva inquietudine.
Vittoria e sconfitta sono rispettivamente un amico ed un nemico dell’atleta, ma possono rivelarsi, al contrario, il peggior adulatore ed il più leale consigliere.