L’UFC degli ultimi anni è diventata una macchina mediatica e “circense”.
Invecchiati, ritiratisi o scomparsi i grandi campioni che hanno dominatofino al 2011/2012, l’UFC ha dovuto attingere al “trash talking” pre-match, alla capacità dei combattenti di saper “vendere” i propri match.
Ed è così che Nurmagomedov, imbattuto, non ha mai avuto una opportunità per il titolo, sebbene ora sia al rientro da un lunghissimo infortunio.
Stessa sorte per Jose Aldo, sparito dopo la sconfitta con McGregor e per Jacare, che ancora aspetta la chance per il titolo, a trentasette anni.
Ronda Rousey rientrerà invece per il titolo, il 30 Dicembre, così come McGregor può scegliere in quale categoria combattere e e prendersi la cintura.
Intanto Jon Jones rientrerà ancora per riprendersi il titolo.
Nessuna gavetta o attese infinite.
E’ il segnale che la promozione americana (appena passata in mani cinesi), ha bisogno di vendere e che non ha ancora raggiunto quella globalizzazione e quella riconoscibilità su cui Dana White giurava solo pochi anni fa.
Oggi c’è McGregor, che perde con Nate Diaz, arrivato con una manciata di giorni di allenamento e, nella rivincita, quasi ci riperde. E Nate Diaz ha più di un terzo dei suoi incontri persi. Poi c’è Ronda, che fino ad un anno e mezzo fa lo stesso Dana White affermava potesse battere molti uomini del suo peso e Jon Jones, più fuori che dentro, in tutti i sensi.
Nel 2012 c’erano GSP; Anderson Silva, Minotauro, Aldo, Velasquez. C’era anche Brock Lesnar (riesumato per l’evento 200, per un solo match e, guarda caso, trovato positivo).
Ma così non ce n’erano molti altri.
E’ e rimane il più grande evento al mondo, ma ora il sole comincia a tramontare, aspettando le mosse dei cinesi.
E’ e rimane il più grande evento al mondo, ma ora il sole comincia a tramontare, aspettando le mosse dei cinesi.